Zero3 e il suo Decentralized Performing Project
Decentralized Performing Project è la denominazione di un’operazione programmata da Zero3, Movimento per l’arte Effimera nato nell’ottobre 2003 a Rosignano Marittimo (Livorno) ed espanso ormai su tutto il territorio nazionale ed oltre. Si tratta di un movimento “aperto”, che non chiude dunque la propria operatività soltanto sui propri adepti, ma si occupa di tutti coloro che agiscono nell’ambito della cosiddetta “arte effimera” (performance, installazione, video ed altro), così come è indicato nella sua sottodenominazione. In particolare intende l’arte Effimera come modalità espres-siva dotata di piena autonomia e capace, come si legge nell’“Estratto di Atto di Nascita”, di «confi-gurare di fatto una proposta culturale che supera i confini specifici del fare artistico per assumere valore esistenziale generale».
Il Decentralized Performing Project presenta nella sua stessa denominazione gli elementi essenziali per la sua identificazione e qualificazione. Esso consiste nell’organizzazione di una serie di eventi di arte Effimera, principalmente performances, del tutto autonomi rispetto ad altre forme di arte visiva, dunque non associati (né, tanto meno, subordinati) ad altre manifestazioni, come ad esempio esposizioni di arte visiva. In particolare il Progetto intende indicare l’arte Effimera come la forma di espressione e di comunicazione più adeguata ad interpretare lo spirito problematico della con-temporaneità, basata su un modello culturale “einsteiniano” caratterizzato dalla relatività, dalla transitorietà, dalla commistione dei linguaggi, dalla caduta dei dogmi e del principio di autorità.
Inoltre il Decentralized Performing Project è, per l’appunto, un progetto, ossia un’ipotesi di lavoro articolata e strutturata, che non si risolve in una successione puramente cronologica di appuntamenti performativi, ma costituisce un “organismo”, una serie composita ma armonica di eventi che instau-rano tra loro rapporti di unità e continuità, così da comporre un’identità unica, interattiva, dotata di propri specifici caratteri e finalità.
Infine il Progetto ricava la sua più originale definizione dal fatto di essere decentralizzato. Questo termine identifica quella che è la vocazione più importante del progetto, il proporsi in diversi tempi e sedi con diversificate linee operative realizzate in molteplici contesti culturali, anche non adusi e preparati all’impatto dell’arte Effimera. La decentralizzazione acquisisce al Progetto molteplici con-tributi di sensibilità, scopi e cultura, arricchendolo di significati e di soluzioni espressive. La struttura non è quella di una mostra itinerante: non si tratta di un “prodotto” che viene presentato in sedi diverse, bensì di un’operazione di interscambio e di cooperazione tra i Centri, che propongono artisti di loro scelta e accolgono, parimenti, artisti provenienti dagli altri Centri. Il tutto per dare vita e visibilità a quella sorta di ardita scommessa con il tempo e con la sensibilità “comune” che è l’arte Effimera.
I Centri attualmente coinvolti nel Progetto sono cinque, dislocati nel territorio nazionale centro-settentrionale, ciascuno affidato a uno specifico Curatore. Nell’auspicata, possibile continuazione dell’esperienza, si confida in nuove partecipazioni e nuovi inserimenti di Centri e realtà culturali presenti sul territorio nazionale (ed anche all’estero), capaci di allargare i confini del Progetto fino a configurarlo come fenomeno partecipativo innovativo e di grande forza rappresentativa. Quod est in votis.
Livorno, febbraio 2009
Bruno Sullo
giovedì 9 luglio 2009
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